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Tamara de Lempicka nasce il 16 maggio del 1898 a Varsavia, a 5 anni perde il padre forse per suicidio. Nel 1911, fingendo si essere ammalata di gola, compie un importante viaggio in Italia insieme alla nonna materna, durante il quale scopre la sua passione per l'arte. Nel 1914, disobbedendo alla volontà dei genitori, interrompe gli studi e si trasferisce a San Pietroburgo, presso la zia Stefa Jansen. Durante una festa in maschera, vestita da contadina polacca con un'oca al guinzaglio, Tamara conosce il giovane avvocato polacco Tadeusz Lempicki, di 20 anni, e se ne innamora. I due si sposano nel 1916 nella cappella dei Cavalieri di Malta a Pietrogrado, poco prima dello scoppio della rivoluzione russa. L'anno seguente il marito è arrestato dalla Ceka, la polizia segreta, per la sua militanza nelle file controrivoluzionarie, ma, grazie alle relazioni della moglie, Tamara ottiene la sua liberazione, dandosi al console svedese di Pietrogrado. Dopo la liberazione, i due si trasferiscono a Copenaghen, dove già si trovano i genitori di Tamara, e da lì giungono a Parigi. Nel 1920, poco dopo la nascita della figlia Kizette, il matrimonio inizia a naufragare. Tamara decide di dedicarsi alla pittura e inizia a frequentare l'Académie de la Grande Chaumière, poi prende lezioni da Maurice Denis e André Lhote. Nel 1922 partecipa al Salon d'Automne. Dopo questa sua prima apparizione, la pittrice continua a esporre a Parigi fino alla seconda metà degli anni Trenta. Nel 1925 Tamara parte con la madre e la figlia per l'Italia per studiare i classici. A Milano conosce il conte Emanuele Castelbarco, proprietario della galleria d'arte Bottega di poesia, che Le organizza la sua prima mostra personale. Durante la sua permanenza in Italia conosce Gabriele d'Annunzio, a quel tempo il romanziere, drammaturgo e dongiovanni più famoso d'Europa, del quale desidera fare un ritratto. In realtà cerca di coinvolgerlo in una storia d'amore che però come il ritratto si risolverà in un nulla di fatto. Negli anni seguenti, divenuta pittrice di successo, intensifica la sua partecipazione a mostre ed esposizioni . Nel 1928 divorzia dal marito, durante l'anno inizia una relazione con Suzy Solidor, all'epoca cantante a Boîte de Nuit, che compare in alcuni fotogrammi di un filmato girato, conservato negli Archives Pathè, mentre la Lempicka la ritrae. Tra gli uomini che frequenta c'è il chirurgo russo Sergeij Voronov (1866-1951), famoso negli anni Venti per i trapianti di testicoli, prelevati dapprima da scimmie e poi da soggetti umani, allo scopo di ottenere ringiovanimento e longevità. Voronov le chiede di sposarlo. Inizia a frequentare anche Gino Puglisi, italiano, con il quale avrà una lunga relazione. Nel febbraio del 1933 sposerà, sotto consiglio della madre, il barone Raoul Kuffner, rimasto vedovo, di nobiltà austro-ungarica, proprietario terriero, ebreo e un collezionista delle sue opere; tra i due esistono accordi precisi, secondo i quali ognuno ha la massima libertà sessuale, e vanno in viaggio di nozze in Egitto. Il matrimonio è per Tamara una sicura sistemazione sociale ed economica, ma la depressione di Tamara intanto peggiora.
La sua depressione arriva a un punto di non ritorno: verso settembre inizia una cura a Salsomaggiore e si reca disperata in un convento vicino Parma, dove incontra la Madre Superiora poi ritratta nel dipinto ora a Nantes, Musée des Beaux-Arts. La suora, sul cui volto leggeva “tutta la sofferenza del mondo”, riesce a sollevarla; dal dipinto Tamara non si separerà mai, considerandolo il più prezioso.
Va spesso a Vienna e Budapest; in primavera assiste alle corse dei cavalli a Budapest, dove frequenta il barone Hotvani e conduce un'intensa vita sociale. Ciò nonostante, la depressione è talmente forte che Kuffner decide di chiedere l'aiuto di uno psichiatra in Svizzera.
In seguito alla sua profonda crisi esistenziale, l'artista comincia a dipingere soggetti di contenuto pietistico e umanitario. Nell'estate del 1939 i coniugi Kuffner partono per New York, dove Tamara organizza una personale alla galleria di Paul Reinhardt, al 730 di Fifth Avenue. Nonostante i suoi numerosi impegni umanitari, la pittrice continua ad allestire mostre a New York, Los Angeles e San Francisco.
Dopo un lungo periodo di silenzio, dovuto alla morte del suo ex marito, nel 1957 presenta le sue nuove opere a Roma alla Galleria Sagittarius. L'artista realizza in questi anni una serie di composizioni astratte, cui fanno seguito dei dipinti a spatola che non incontrano il consenso della critica. La mostra, allestita nel 1962, alla Galleria Jolas di New York è un fallimento. Il 3 novembre il maggiordomo le annuncia la morte del secondo marito; avvenuta in nave, durante la traversata del ritorno, l'uomo fu sepolto in mare. Tamara lascia così New York e si trasferisce a Houston, dove vive la figlia Kizette. Nel 1969 torna a Parigi e riprende a dipingere. Una grande mostra antologica, organizzata presso la Galerie du Luxembourg (1972), riporta al successo l'anziana pittrice. Nel 1978 Tamara si trasferisce in Messico, a Cuernavaca, dove muore il 18 marzo 1980 durante il sonno, stoncata da difficoltà respiratorie: avrebbe dovuto dormire con la maschera dell'ossigeno, ma la trovano senza. Conformemente alle sue volontà testamentarie Kizette sale su un elicottero ne spargerà le sue ceneri sul cratere del vulcano Popocatépetl.
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